Citazioni

31 Agosto 1943 il giorno del bombardamento su Pisa

Il bombardamento di Pisa raccontato da una ragazza che ricorda ogni più piccolo particolare di quel momento: mia madre
Alle ore 13,04 del 31 agosto 1943 Pisa era già sotto allarme da almeno mezz’ora, ma nessuno era convinto che la città sarebbe stata colpita, perciò anche io ero appena tornata a casa dalla solita passeggiatina in Via Vittorio Emanuele (oggi Corso Italia). Avevo compiuto 18 anni in gennaio, e mi ero licenziata il 31 Maggio al Liceo Classico di Pisa, che in quell’anno aveva chiuso in anticipo a causa della guerra. Ero in cucina; indossavo un vestito estivo bianco con disegnati piccoli buoi con un corno rosso ed uno nero, e stavo pulendo le mie scarpe bianche, perché volevo andare a Marina con il “trammino”. Abitavo in via Mazzini al n°72, di fronte all’attuale casa-museo; il mio babbo, pensionato col grado di Maresciallo Maggiore dei Carabinieri Reali, lavorava a Livorno, la mia mamma era a parlare con la signora che abitava di fronte a casa nostra, alla quale doveva consegnare le “razioni” alimentari che le aveva ritirato, perché lei era già sfollata; mio fratello Nereo, 15 anni, era stato mandato a comprare il pane al negozio di alimentari in Via Crispi dove ci servivamo sempre. La radio aveva appena cominciato a trasmettere il bollettino di guerra che riportava le operazioni delle nostre truppe in Africa Settentrionale, quando, dalla finestra aperta della cucina, sentii lo scoppio delle prime bombe dalla parte di Porta a Mare. Mi affacciai alla porta di casa urlando: “mamma, mamma, bombardano!” Lei non aveva sentito niente, ma mi disse: “Se hai paura che bombardino, vieni qui da me.” Di corsa attraversai la strada, entrai nell’androne della casa di fronte e questo mi salvò la vita: una bomba, immediatamente dopo, cadde sulla strada, seguita da molte altre sulle case contigue. Lo spostamento d’aria ci buttò a terra mentre un’enorme nuvola di polvere rossa avvolse tutto. Presa dal panico, cominciai a mordermi l’avambraccio sinistro, mentre urlavo “non voglio morire!”. Così continuò per tutta la durata del bombardamento (esattamente 7 minuti, in tre ondate!). Si sentiva il rumore dell’ondata successiva degli aerei che arrivavano e si vedeva la loro ombra sulla strada. Attraverso la polvere, dall’androne della casa, scorsi ad un tratto ombre che correvano. Urlai ad una: “ Venga dentro!” e lui mi cadde addosso macchiandomi tutto il vestito di sangue. Era un soldato giovanissimo con una gamba ridotta a pochi brandelli, che mi chiese “Signorina, non mi taglieranno la gamba, vero?”.
Nel punto in cui adesso si trova una piccola strada a fianco del chiostro della Chiesa di S. Antonio, che allora era molto più grande, c’era, a quel tempo, una Caserma della MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale), ed allo scoppio delle prime bombe i militari uscirono in massa, ma in Piazza S. Antonio vennero falciati come mosche: quel ragazzo era uno di questi. Me lo ricordo bene quel ragazzo e il suo terrore di perdere la gamba che in realtà aveva già perso.
Terminato il bombardamento, rimettemmo fuori la testa; vedemmo che la nostra casa aveva tutti i soffitti crollati, e che una bomba aveva colpito la casa accanto. (Sapremo poi che lì la famiglia Cei, madre, sorella, ed il figlio ufficiale, tornato in licenza a casa, verranno trovati morti intorno alla tavola da pranzo; raccontano che il caso volle che delle uova, coperte da una zuppiera, furono ritrovate intatte). Dall’oratorio dei frati uscì ad un certo momento un ragazzo, più o meno mio coetaneo, e di cui credo di ricordare anche il nome, che si tolse la giacca, me la porse dicendomi “tienimela” e cominciò poi a caricarsi sulle spalle i feriti e i morti che si trovava davanti, trasportandoli ogni volta alla Casa di Cura in via Manzoni, diventata oramai un carnaio: si riempiva sempre di più di persone in cerca di morti e di feriti, e non c’erano mezzi per assisterle: ma questo ragazzo continuava a togliere i corpi dalla strada. La mia mamma sembrava impazzita, perché in quella confusione indescrivibile non si sapeva più niente di Nereo, il mio fratello minore, quindi, provando a camminare tra le macerie e i corpi lo cercavamo dovunque: anche alla Casa di Cura, ma nessuno ci ascoltava in quella confusione. Mentre stavamo affrante a sedere sulle macerie della nostra casa, e dopo molto, molto tempo lo vedemmo arrivare da piazza S. Antonio: fra abbracci, baci e lacrime ed il ragazzo ci raccontò che, per sua fortuna, mentre allo scoppio delle prime bombe correva per tornare a casa, aveva incontrato un ufficiale dell’aviazione che, intuendo il grave pericolo cui andava incontro, lo aveva portato con sé nella zona del Duomo. Solo al termine del bombardamento, si erano riavviati verso la zona di Porta a Mare, e Nereo aveva ritrovato la strada per casa.
Il mio babbo, nel frattempo, aveva sentito da Livorno il bombardamento, quindi, in bicicletta, tornò di corsa verso Pisa, ma quando arrivò all’ingresso di Porta a Mare dovette fermarsi: non si passava più, tante erano le macerie, i morti ed i feriti: si caricò quindi la bici sulle spalle e mentre cercava di arrivare nei pressi di casa sua a piedi diceva tra sé: “ Se è tutto così, non troverò più nessuno”. Noi tre eravamo ancora sulle macerie della casa perduta, avviliti perché quello che ci circondava era angosciante, e soprattutto perché mancava ancora un membro della famiglia. Poi, a Dio piacendo, arrivò con la bici in spalla anche il babbo. La famiglia era finalmente riunita. Mi ricordo che fu una gioia immensa, indescrivibile, e che, quando la mia mamma, dopo un abbraccio generale, piangendo si lamentò col mio babbo perché nel bombardamento avevano perso tutto, lui le disse: “ Chetati, stupida: siamo tutti vivi!”
E a questo punto saltò fuori dalle macerie, vivo anche lui, il galletto che ci avevano regalato degli amici contadini qualche giorno prima e che tenevamo in cortile: sarebbe dovuto finire in pentola, ma naturalmente nessuno si preoccupò di riacciuffarlo e così riconquistò la libertà.
Babbo invece pensò che in quella circostanza la cosa più importante fosse mettersi in sicurezza: bisognava togliersi immediatamente da lì, dove tutto era morte e distruzione. Tutti e quattro ci dirigemmo verso il Duomo, ritenuta zona sicura: non possono bombardare la Piazza dei Miracoli, pensavamo. Passando per via Roma, davanti alla porta della Caserma del 22° Fanteria, quella dove adesso c’è il 6° REMA (Reggimento di Manovra della Brigata Paracadutisti “Folgore”), c’era l’ufficiale di picchetto con 2 colleghi. Evidentemente non avevano notizie precise, ma apparivano allarmati. Appena videro il mio vestito bianco sporco di sangue, pensando che fossi ferita e notando la condizione di “sfollati” della famiglia, i militari ci chiesero cosa fosse successo, e quando venne loro detto che il quartiere di Porta a Mare era ridotto ad un cumulo di macerie, la sola cosa che seppero dire fu “Non spargete il panico”!
Uscimmo da Porta Nuova e ci dirigemmo dove oggi è via S. Jacopo, mentre allora c’erano solo campi: ma si avvicinava la notte, e bisognava pensare a dove dormire. Mi ricordai di una amica che viveva in centro, vicino a Piazza delle Vettovaglie: andammo da lei, e la prima notte dopo il bombardamento la trascorremmo a casa sua. Una cosa che mi meravigliò molto fu che parecchia gente di là d’Arno non avesse affatto capito che Pisa era stata bombardata. Mi parve incredibile! La mattina dopo tornammo a “casa” e trovammo al lavoro per evacuare i sinistrati alcuni camion messi a disposizione dal Comando del 7° Artiglieria, cha aveva sede alla Cittadella. Altri camion con un tragico carico di corpi disseppelliti, gonfi, informi, senza più aspetto umano, attraversavano ogni tanto Piazza S. Antonio.
Così, dopo avere raccolto il poco che restava delle nostre cose lasciammo la nostra Pisa per il paese natale di mamma a Nord dell’Arno, dove i suoi parenti ci accolsero e ci aiutarono a cominciare la nuova vita di “sfollati”.
(Nella foto Rosanna Coletti classe 1925,la mamma di Claudia Allegrini,ritratta in una foto del 1943)
Un sentito ringraziamento a Claudia e a sua mamma per averci tramandato questa testimonianza)
31 Agosto 1943…per non dimenticare

25 Marzo 2022 Capodanno Stile Pisano

Il Capodanno Pisano
(Le date citate in questa nota possono risultare errate di un anno perché non tutti gli autori indicano lo stile Pisano o lo stile comune)
Il Capodanno Pisano è una festa religiosa che si celebra il 25 marzo di ogni anno in Cattedrale. In tale giorno il calendario cristiano festeggia l’Annunciazione a Maria Vergine e fin dal Medioevo i Pisani lo scelsero come primo giorno dell’anno. Per cui, l’Annus Pisanus iniziava il 25 marzo e terminava il 24 marzo seguente.
Al tempo dell’Impero Romano l’inizio dell’anno coincideva con le calende di marzo, vale a dire con il primo giorno del mese. Uno dei consoli eletti per il 153 a.C., Quinto Fulvio Nobiliore, dovendo intervenire rapidamente nella Penisola Iberica, anticipò l’entrata in ufficio alle calende di gennaio, e tale data rimase come inizio dell’anno. Nel 46 a.C. Giulio Cesare, con l’aiuto dell’astronomo Sosigene di Alessandria, stabilì la durata dell’anno in 365 giorni e 6 ore circa ma poiché l’anno non può essere frazionario, ogni quattro anni fu raddoppiato il 24 febbraio, bis sextus ante Kalendas Martias, da cui il termine bisestile.
Nel periodo del solstizio d’inverno, che all’epoca era il 25 dicembre, si celebrava invece il riallungarsi delle giornate, il trionfo della luce sul buio. Era il periodo dei Saturnalia, le feste dedicate al dio Saturno. La Chiesa trasformò poi questa festa pagana in cristiana, ricordando in quel giorno la nascita di Gesù Cristo.
Caduta Roma nel 476 d.C. e finite le invasioni barbariche, nel Medioevo nacquero le libere Repubbliche e i liberi Comuni. Così molte città italiane elaborarono diverse unità di pesi e misure, coniarono monete proprie, istituirono proprie leggi e tasse e crearono anche propri calendari, tornando in molti casi a far coincidere l’inizio dell’anno con un evento od una festività primaverile.
I Pisani, almeno fin dal X secolo, decisero di far coincidere l’inizio dell’anno con l’Annunciazione a Maria Vergine (e quindi l’Incarnazione di Gesù), ossia 9 mesi prima del 25 dicembre. Si ottenne così l’Anno Pisano ab Incarnatione Domini (o Christi, o Dei), in anticipo sul calendario comune. Il 25 marzo diventò il primo giorno del nuovo anno solare, che si sarebbe poi concluso il 24 marzo successivo. Il primo documento datato in stile pisano (abbreviato “s.p.”) risale al 25 maggio del 985.
Data la prossimità con l’equinozio di primavera, il mese di marzo fu scelto da molte altre città e Paesi per sancire l’inizio dell’anno: dall’Inghilterra alla stessa Roma, dalla Francia alla Russia. Come Pisa, anche Siena e Firenze scelsero il giorno 25, calcolando però un anno di ritardo rispetto alla città alfea.
Il calendario pisano restò in vigore per secoli anche nelle terre che ricadevano in qualche modo sotto l’influenza della Repubblica di Pisa: la costa fra Portovenere e Civitavecchia, le isole di Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Corsica, Sardegna, Baleari, le città di Gaeta, Reggio Calabria, Tropea, Lipari, Trapani, Mazara, Azov (presso la Crimea), Costantinopoli e inoltre in Tunisia, Algeria, Egitto, Palestina e Siria.
Questo calendario durò fino al 20 novembre 1749, giorno in cui il Granduca di Toscana Francesco I di Lorena ordinò che in tutti gli Stati toscani il primo giorno del gennaio seguente avesse inizio l’anno 1750. Quindi lo Stato Pisano, formato grosso modo dalle attuali Province di Pisa e di Livorno (già Porto Pisano), si uniformò all’uso del calendario gregoriano come il resto della Toscana.
Negli anni ’80 del Novecento si tornò a parlare di questa festa alfea ed oggi il Capodanno Pisano è sempre più atteso e festeggiato, con numerose iniziative culturali che precedono e seguono la data del 25 marzo, ed anche conviviali con il tradizionale Cenone di San Romolo del 24 marzo (l’equivalente di San Silvestro…) a base di ricette tipiche pisane nei ristoranti della Città.
Oggi come ieri l’inizio dell’Anno Pisano è scandito da una sorta di orologio solare: a mezzogiorno di ogni 25 marzo un raggio di sole penetra nel Duomo da uno dei quattro oculi del tamburo della cupola. Nei pennacchi posti a fianco di queste quattro finestrelle rotonde sono dipinti i quattro Evangelisti: la finestrella del Capodanno, che è la più piccola delle quattro, è detta Sammarchina perché nel pennacchio corrispondente appare l’immagine di San Marco, raffigurato in compagnia di un leone. Da qui dunque entra un raggio di sole e va a colpire una mensola a forma di uovo, posta sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano, sul lato opposto. Il nuovo Anno Pisano non comincia sotto i migliori auspici se le nuvole, durante o dopo tale ora, impediscono al sole di entrare in Cattedrale…
La cerimonia è preceduta da un corteo storico, composto da rappresentanti dell’antica Repubblica Marinara, delle due Parti (Tramontana e Mezzogiorno) divise in Magistrature, di vari gruppi storici, di associazioni ed istituzioni di Pisa e provincia, che si snoda per le vie della Città ed entra in Duomo al suono di tamburi e chiarine. Alla Madonna di Sotto gli Organi, immagine veneratissima da secoli, sono offerti ceri, olio votivo e fiori (la Giunchiglia, ossia il narciso, fiore tipico del periodo, simboleggiante il risveglio della Natura dopo i rigori dell’inverno e quindi benaugurante per il nuovo anno). Si tiene quindi una breve celebrazione religiosa che termina alle 12 esatte quando il Sindaco di Pisa proclama il Nuovo Anno Pisano: “A maggior gloria di Dio, e invocando l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Ranieri nostro Patrono, salutiamo l’anno … [uno in più rispetto al calendario comune]”.
La Salve Regina cantata coralmente suggella il momento di preghiera.
La mensola illuminata dal sole è sorretta da un piccolo uovo di marmo.
L’uovo è un simbolo di vita, di nascita, di una storia senza fine… come quella di Pisa!
Fonte STILE PISANO.IT

Buon Capodanno 2020 S.P. a tutto il popolo pisano

25 marzo 2020 S.P

Il Capodanno Pisano è una festa religiosa che si celebra il 25 marzo di ogni anno in Cattedrale. In tale giorno il calendario cristiano festeggia l’Annunciazione a Maria Vergine e fin dal Medioevo i Pisani lo scelsero come primo giorno dell’anno. Per cui, l’Annus Pisanus iniziava il 25 marzo e terminava il 24 marzo seguente.

Storia del capodanno pisano

A cura del sito StilePisano che invito a visitare

Il nostro glorioso ospedale

Articolo di Maurizio Vaglini – Leggo volentieri le belle iniziative collegate al Capodanno Pisano, ma mi piacerebbe, ogni tanto, che la MIA AMATA PISA allargasse gli orizzonti ricordando altri fatti storici. Per esempio: il prossimo 20 maggio (giorno della pentecoste) dell’ anno 2019 (ovviamente stile pisano) ricorreranno i 761 anni della fondazione del nostro glorioso ospedale avvenuta proprio nel giorno della pentecoste dell’anno 1258 (sempre stile pisano). Eppure per tantissimo tempo è stata mantenuta l’abitudine di portare un Cero (che era in realtà un’oblazione abbastanza importante per le rendite nosocomiali) nella Chiesa di Santa Chiara, e questa tradizione coinvolgeva anche altre cittadine viciniori. Lo racconta bene un antico manoscritto compilato da Fra Pietro agli inizi del ‘300, (si parla di fondazione perchè per terminare l’opera e vederla funzionante ci vollero circa 80 anni). La posa della prima pietra, con un lunghissimo corteo che dalla Chiesa di San Francesco si diresse in Piazza del Duomo alla presenza di san Bonaventura, del Capitano del Popolo Pisano, degli stendardi delle nobili famiglie pisane, con cavalieri e dame e di tutta la popolazione stessa, è, a mio avviso, una manifestazione persa nel tempo, ma che sarebbe bello rispristinare.
P.S. Mi preme sottolineare che vi sono documenti storici non sempre esatti (tipo la I”storia dell’origine etc. etc. della fine del ‘700″) e che hanno dato adito ad interpretazioni non sempre felici. Nella foto la prima carta della Cronaca di fra Pietro.
Articolo di Maurizio Vaglini

 

Bene a sapersi…

Lo strumento collocato sulla facciata del Royal Victoria Hotel a Pisa è una meridiana che segna solo il mezzogiorno. Composta da una lastra di marmo rettangolare, su cui attraverso un foro viene proiettata una piccola immagine del sole che scorre lentamente. Vi è tracciata una linea meridiana e una curva a forma di otto (analemma). Quando la “macchia di luce” taglia la curva in corrispondenza della data di osservazione indicata approssimativamente sull’analemma per i diversi mesi dell’anno, si stabilisce il mezzogiorno di tempo medio, mentre quando la “macchia” passa sul segmento verticale contrassegnato dalla lettera M, si rileva il mezzogiorno solare vero. (fonte: opuscolo del Royal Victoria Hotel – Testo a cura di Mauro Pisani)    

Bene a sapersi …

Ad Alessandro della Spina, frate domenicano appartenente al convento di Santa Caterina di Pisa, viene attribuita la prima preparazione degli occhiali di vetro. Probabilmente realizzati nel XIV dopo la scoperta delle lenti convesse, da qualcun altro che però non aveva voluto diffondere tale invenzione, Alessandro della Spina ne venne a conoscenza e fabbricò gli ocularia, appunto gli occhiali, come riportato nella Cronaca del Monastero di Santa Caterina (1312 – 1313 stile pisano).

Racconto dell’eccezionale ondata di freddo del 1929

Ho trovato questo racconto su un forum  CMT FORUM come fonte un certo Lucastorm

Siamo nel 1929 e racconta l’eccezionale ondata di freddo che fece ghiacciare l’Arno

 

11 febbraio

Un’ampia circolazione depressionaria persiste ad ovest dell’Italia con richiamo sciroccale di aria umida e più temperata lungo il fianco tirrenico e sulle due isole maggiori: le massime risalgono fino a 12° a Roma e a 17° a Palermo. IL BOLIDE GELIDO SIBERIANO che ha già raggiunto in pieno la Iugoslavia e l’Austria, irrompe sull’alto-Adriatico, penetra lungo l’asse-Padano e s’infiltra attraverso l’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano. Bora, neve polverosa e ghiaccio travolgono Trieste e il Friuli Venezia Giulia, avanzano verso Veneto, Lombardia e Piemonte. Torna la Tramontana-scura sulla Liguria e sull’alta-Toscana. NEVICATE MOLTO ABBONDANTI interessano l’Emilia Romagna, quindi i territori e le città più a nord e più interne della Toscana. Cadono 40 cm su Modena, 30 cm su Bologna, 15 cm su Forli; 30 cm su Pontremoli e Castelnuovo in Garfagnana, 10 cm su Lucca, 20 cm su Pistoia e Prato, 15 cm su Firenze (15-30 cm sui borghi collinari circostanti); 30-40 cm su Scarperia, Borgo San Lorenzo e S.Piero a Sieve. Pochi cm su Arezzo. La Toscana risulta infatti come divisa in 2 parti da una linea immaginaria che dal basso Valdarno si snoda verso il Chianti-Senese e l’alta Val di Chiana. Sotto questa linea prevalgono le piogge per buona parte della giornata: dai 10 mm su Livorno ai 20-30 mm sulla Maremma Grossetana. Ma in serata, la neve sospinta dai fortissimi venti orientali torna a cadere su Pisa, Livorno e Siena. Si imbiancano pure le città di Carrara e Massa e le spiagge della Versilia.

12 FEBBRAIO 1929

Prevale sulla Toscana l’azione per altro marginale del “bolide siberiano” che interessa direttamente il nordest italiano. La depressione mediterranea sposta temporaneamente il proprio baricentro in corrispondenza del Mezzogiorno.  Ma sta per sopraggiungere una terza perturbazione fredda, velocissima, in discesa dalla Francia. Questa sfonderà sul mar Ligure e sulla Corsica già nel pomeriggio, accendendo in breve un flusso sciroccale sull’alto-Tirreno. Il quadro meteo sull’Italia si complica ulteriormente e notevolmente proprio mentre il canale dell’aria gelida tende ad abbassarsi di latitudine. La differenza termica lungo lo Stivale si fa abissale!! =  A Trieste, colpita da una tempesta di bora e ghiaccio a 135 km/h la temperatura scende a -9° in città (-17° sul Carso).-7° a Venezia, sferzata dal blizzard! In serata la temp scende di parecchi gradi sotto lo zero anche a Bologna e a Firenze, interessate da copiose precipitazioni nevose! Scendendo verso il centrosud le temperature balzano in alto: +9° a Roma (sotto il diluvio); +14° a Napoli, flagellata da furiosi temporali; +15° a Bari; +18° a Palermo e +21° a Catania, baciate dal sole! In Emilia-Romagna cadono ancora: 35 cm di neve su Modena e Parma; 30 cm a Bologna; 50 cm a Faenza e 40 cm a Forlì. In Toscana = nel pomeriggio la pioggia si sostituisce di nuovo al nevischio a Pisa e a Livorno, dove la temperatura, rispetto al mattino, risale ma di pochissimi gradi sopra lo zero. Violenti acquazzoni e grandinate si abbattono sull’isola d’Elba e sulla costa Grossetana. Furiose tormente di neve continuano invece ad imperversare sull’Appennino e sulle aree adiacenti. Cadono 20/25 cm a Pistoia, Prato e Firenze. Sui borghi e sulle campagne della Piana in alcuni punti la neve supera il mezzo metro! Cadono 10 cm su Arezzo. Isolato il Mugello dove la neve in basso supera oramai 1 metro. Alla dogana dell’Abetone, cadono 80 cm di neve. Ci sono muraglie bianche alte più di 4 m. Isolati anche i borghi dell’alto Casentino e del Chianti. Dall’Europa non giungono notizie migliori. Alla periferia di Vienna, tra una bufera di neve e l’altra, la temperatura scende a -28°. -18° anche a Belgrado dove già da più di 2 giorni sta cadendo una quantità inverosimile di neve che sta mettendo a durissima prova la popolazione della città!!

13 FEBBRAIO 1929

Situazione meteo ESTREMA in Toscana, ancora per poche ore divisa in 2 parti nettamente distinte. L’ingresso prepotente della perturbazione fredda e velocissima, in discesa dalla Francia, crea in breve (nel contesto generale già depressionario) un profondo e “stretto” vortice, con un minimo iniziale di 987 hp, antistante la costa Livornese, e che si trascina dietro il flusso-gelido-Siberiano già presente sul Nord Italia! Gli effetti sono devastanti . . ed entro la fine della giornata il BLIZZARD DA ENE invade rapidamente e compiutamente tutta la regione! La pioggia resiste nel Grossetano fino al mezzodì; poi, irrompe furiosa la Tramontana e neve fitta e nevischio ghiacciato scendono ovunque, sulla città, sui borghi della costa e sulle isole dell’Arcipelago! FIRENZE = la città è sommersa dalla neve e spazzata da una tormenta implacabile. Cadono mediamente 50 cm di neve e si formano cumuli da vento alti fino 1 metro, soprattutto nelle grandi piazze e nei punti più esposti. Il vento da fortissimo diviene ciclonico e raggiunge i 130 kmh, provocando molti danni materiali. Si paralizza ogni attività. Le strade sono impraticabili. Il ghiaccio è proibitivo . . e si potrebbe ipotizzare ad oggi un windchill intorno ai 20° sottozero! La temperatura diurna non sale infatti oltre i -7° e verso la mezzanotte raggiunge i -9°! CARRARA E MASSA = Cadono 15-20 cm di neve, anche sulle spiagge. Fortissime raffiche di tramontana e temperature eccezionalmente sottozero in pieno giorno. Persino nella mite VIAREGGIO, spazzata dalla tormenta, la temperatura massima si ferma a -2°. PONTREMOLI = Cadono 30 cm di neve ghiacciata e la temperatura scende a -11°. Tutti i borghi della Lunigiana sono isolati. PISA = Nevica fittissimamente per l’intera giornata con forti raffiche di vento da est. Cadono 20 cm di neve entro la mezzanotte. La temperatura scende a -4°. Rapidamente comincia a gelarsi l’Arno. LIVORNO = Bufera pazzesca di neve polverosa con vento da ENE fino a 115 kmh. Sul Porto-Mediceo cadono 25 cm di neve; quasi il doppio sulla collina di Montenero. La temperatura scende a -3°. Molti danni in città e al porto a causa del vento. LUCCA = Nevica forte e incessantemente per l’intera giornata. Cadono 30 cm di neve entro la mezzanotte. La temperatura scende a -6.2°. PISTOIA = Nevica fittissimamente per l’intera giornata, con violente raffiche di tramontana ghiacciata. Cadono 40-45 cm di neve che vanno a sommarsi a quelli preesistenti . In alcuni punti il manto bianco raggiunge gli 80 cm. La temperatura scende a -7°. PRATO = Ciclone di neve polverosa imperversa sulla città per l’intera giornata. Il vento si spinge a superare i 150 kmh provocando danni materiali e molti crolli. Si paralizza ogni attività. Cadono mediamente 40 cm di neve e si formano cumuli da vento superiori a 1 metro. SIENA = Nevica forte soprattutto nella seconda parte della giornata con turbini di vento ghiacciato. Cadono 30 cm di neve entro la mezzanotte e la temperatura precipita a -6°. AREZZO = Nevica per l’intera giornata. La nevicata si trasforma in tormenta fortissima dal pomeriggio. Cadono mediamente 20 cm di neve. ABETONE = Alla dogana cadono altri 130 cm di neve in un solo giorno. Si formano muraglie-bianche alte 5-6 metri. Il Passo è chiuso dal giorno precedente. Impossibile la vita all’esterno per il vento micidiale e per la temperatura che non si discosta dai -22°. MONTAGNA PISTOIESE = Tutte le strade risultano cancellate dalla neve troppo alta. I borghi sono isolati. Cadono 120 cm di neve a Gavanina e a Maresca; 100 cm a Pracchia e 80 cm a S.Marcello. Nell’alta valle del Reno la temperatura scende a -17° in pieno giorno! MUGELLO = Le città della vallata sono tutte isolate e irraggiungibili, sommerse da nevicate incredibili, senza sosta. Cadono mediamente dai 60 ai 90 cm di neve, e in alcune località viene oltrepassato 1 metro e mezzo. A S.Piero a Sieve la temperatura massima scende a -12.5°, e il fiume, già da molti giorni completamente ghiacciato, scompare del tutto sotto l’altissima distesa di neve. VALDERA = Infuria la tormenta per l’intera giornata. Cade tantissima neve per quei luoghi: quasi mezzo metro su Pontedera, dove la temperatura precipita a -8.2°. VOLTERRA = A causa del ciclone si verificano molti crolli e alcune famiglie sono costrette ad abbandonare le loro case. La neve ghiacciata raggiunge entro sera 1 metro di altezza.

14 FEBBRAIO 1929

La piccola conca a nord di Firenze è letteralmente sommersa dalla neve ghiacciata e devastata dalla furia del vento. Non di meno i sottostanti borghi della periferia, dove, tra la nottata scorsa e la mattinata odierna, ha continuato ad imperversare la tormenta con raffiche cicloniche da NE. A causa degli incredibili accumuli nevosi da vento, crolla una parte laterale del tetto del portico della Pieve di S.Stefano in Pane a Rifredi. Anche l’antica Pieve di Cercina appare accerchiata da vere e proprie montagne di neve alte più di 3 metri: e la cronaca popolare-locale narra di così tanta neve soltanto un secolo prima durante l’inverno 1829/1830 e nel lontanissimo, leggendario 1709. I filari delle vigne risultano letteralmente scomparsi sotto l’immane coltre bianca . . . e i contadini esultano, perchè, affermano, soltanto così le piante si potranno salvare dal ghiaccio! In città la situazione non è migliore! = Padre Cosimo Belli narra che all’alba di quel giorno i portali di S.Miniato a Monte sono ricoperti per metà dalla neve! La collina delle Porte-Sante, così come la collina di Arcetri e di Bellosguardo appaiono deturpate dopo il ciclone di neve . . con i cipressi, i cedri e gli abeti spezzati dalla furia della tormenta. In piazza-Pitti e sulle “rampe” di S.Niccolo le dune di neve alzate dal vento raggiungono i 2 metri di spessore.  Dopo 48 ore di paralisi totale e di isolamento, riprendono stentatamente, dal pomeriggio, le attività cittadine! Il comune di Firenze riesce ad arruolare quasi 4000 operai per dare il via alle operazioni di spalatura, dei quali 200, addetti a spazzare i quintali di neve che sommergono Piazzale Michelangelo. Entrano in funzione 30 autocarri, 60 carri trainati da cavalli ferrati-a-ghiaccio, 10 carri a pariglia, 3 autoelettriche e almeno 900 carretti trainati a mano e con le ruote fasciate da maglie-di-ferro. Tra i punti di scarico-neve vengono indicati per primi tutti gli argini dei fiumi e dei fossi, l’interramento circostante la Fortezza da Basso, il Campo di Marte, la Porta al Prato, la vasta aera degli ex vivai-universitari (attuale quartiere dell’Isolotto), Rovezzano e le Cascine del Riccio. All’interno del centro storico la neve tolta via via, viene ammassata in piazza dei Giudici, piazza Ognissanti e davanti S.Frediano in Cestello, per poi essere riversata sull’Arno completamente ghiacciato! E sono in molti ad usare proprio il letto congelato e innevato del fiume per facilitare gli spostamenti tra una sponda e l’altra, malgrado i moniti delle guardie-comunali. Fuori dal centro-storico la temperatura scende fino ai -12° misurati alle cave di Ugnano (-11° anche in Terzollina e a Pian del Mugnone). Il contado fiorentino, in questa occasione, è forse tra le aree-basse interne della Toscana, quella maggiormente penalizzata dalla tormenta del secolo! Su quasi tutti i borghi collinari, Fiesole e l’Impruneta in primis, la neve raggiunge e supera i 2 metri di spessore, così come a Calenzano a Signa e Lastra a Signa. La piana è un’immensa distesa bianca, “congelata”, molto più simile ad una porzione della tundra siberiana. A Rifredi, Sesto, Brozzi, S.Donnino, S.Mauro, Campi e Poggio a Caiano l’azione le vento ha alzato la neve fino ai primi piani delle case! Sui crinali più alti ed esposti di monte Morello e al Santuario di Monte Senario la neve raggiunge i 3 metri e mezzo! MUGELLO = Neve senza fine su tutti i paesi della vallata! A Borgo S.Lorenzo il manto bianco raggiunge i 2 metri; 2 metri e mezzo a S.Piero a Sieve, a Vicchio e a Ronta. Quasi 3 metri a Firenzuola e a Marradi. A S.Piero a Sieve la temperatura scende a quasi -16°. VERSILIA = quasi per magìa i primi timidi raggi di sole illuminano il tramonto di questo giorno! Il vento freddissimo è ancora sferzante. Neppure i più vecchi ricordano d’aver mai visto tanta neve ghiacciata (circa 30 cm) sopra le spiagge di Marina di Carrara o di Viareggio. A Torre del Lago la temperatura è scesa a -7°. PISA = Continua a nevicare fitto fino al pomeriggio mentre la bufera di vento da est non accenna a placarsi. In Piazza dei Miracoli la neve è alta quasi 40 cm . . e non si ricorda a memoria d’uomo tanta neve su quei prati! La temperatura scende a -8° e L’Arno, eccezionalmente per questa città, si va oramai ricoprendo di spessi quanto bizzarri lastroni di ghiaccio. LIVORNO = La nevicata perdura per quasi l’intera giornata e in città è alta oramai quasi 40 cm! Un evento quasi storico. Le operazioni di spalatura sono ostacolate delle violente raffiche del vento e dal ghiaccio troppo spesso. La temperatura scende a -6° e in alcuni punti cominciano a gelarsi i canali del quartiere Venezia. LUCCA = Cessa di nevicare in tarda mattinata. Sulle gloriose mura della città vengono misurati fino a 50 cm di neve compatta. La temperatura scende a -9°. PISTOIA = La tormenta prosegue per quasi l’intera giornata. In città la neve supera gli 80 cm e tutte le attività restano paralizzate. la temperatura scende a -9°. PRATO = Sono incalcolabili i danni materiali provocati dal vento a molte abitazioni. In città si sono alzati cumuli alti quasi 2 metri che ostruiscono le porte delle case e bloccano le finestre. SIENA = Nevica con incredibile intensità per l’intera giornata. In piazza del Campo, sul far della notte, vengono misurati quasi 60 cm! La temperatura diurna scende per la prima volta a -7°. Tutti i borghi del contado risultano isolati e le strade impraticabili. GROSSETO = Anche la mite Grosseto capitola alla neve. Nevica infatti fittamente dalla sera del giorno precedente e in città il manto bianco, nonostante il vento furioso, si alza uniformemente di circa 20 cm. Ma la situazione risulta ben peggiore per gli inaccessibili borghi della Maremma! A Roccastrada la neve raggiunge 1 metro di altezza, così come a Pitigliano e a Sorano. I paesi dell’Amiata sono sepolti da 2 metri e più di coltre bianca congelata e laminata dal vento. A Vetulonia e a Gavorrano cadono 50 cm di neve. Tantissima neve anche sul mare, specialmente a Castiglione della Pescaia dove la violenza del ciclone danneggia molte case del borgo-antico. A Follonica cadono 20 cm di neve: un evento ritenuto di portata storica! La tormenta siberiana non risparmia neppure le isole dell’Arcipelago: il vecchio borgo di Giglio Castello viene coperto da 40 cm di neve ghiacciata. I frati del luogo misurano una temperatura di oltre 6° sotto lo zero! ISOLA D’ELBA = La più grande delle isole toscane viene investita per oltre 30 ore da una incredibile tormenta di neve fittissima. A Portoferraio cadono 25 cm e la temperatura crolla in pieno giorno a -2°. A Capoliveri 60 cm. Addirittura quasi 1 metro a Marciana-alta! AREZZO = E’ la giornata peggiore per la città del Petrarca. Con fortissime raffiche di vento cadono quasi 50 cm di neve secca che paralizzano completamente ogni attività. La temperatura scende a oltre -8°! MONTAGNA PISTOIESE = Per questi luoghi, da sempre i più abituati agli eccessi del clima toscano, si tratta di un’autentica “apocalisse-bianca”!! I borghi della valle del Reno sono sepolti da oltre 3 metri di neve e congelati a 20° sottozero. L’Abetone è completamente isolato e irraggiungibile da quasi 3 giorni. Alla dogana cadono oggi altri 80 cm di neve pulviscolare e la temperatura oscilla tra i -25° e i -22°. Il parroco del paese racconta della sua chiesa completamente sepolta sotto almeno 8 metri di neve! A S.Marcello si teme il crollo dei tetti e molte famiglie abbandonano le proprie case. PIANOSINATICO = L’antico borgo posto a circa 1000 m di altitudine lungo la strada che sale all’Abetone, subisce il fenomeno di un incredibile scaccianeve che per quasi 4 giorni rovescia a fondovalle la neve spazzata via via dai crinali spogli della Croce Arcana! L’eccezionale quantità di neve polverizzata, unita a quella fittissima dell’incessante precipitazione, finisce per sommergere quel punto della valle della Lima, con oltre 12 m di neve!! Gli abitanti del borgo saranno costretti a scavare autentiche gallerie per poter tornare ad ammirare il cielo-aperto!! CASENTINO = Il blizzard è implacabile e sommerge di neve progressivamente tutti i borghi. Al Santuario della Verna, a Camaldoli, sulla Consuma e a Vallombrosa ci sono già quasi 4 metri di coltre bianca. A Poppi la temperatura scende a -15°. Nei calanchi più in alto sul monte Falterona ci sono 8 metri di neve!