Capodanno Pisano 2022
Il Capodanno Pisano
(Le date citate in questa nota possono risultare errate di un anno perché non tutti gli autori indicano lo stile Pisano o lo stile comune)
Il Capodanno Pisano è una festa religiosa che si celebra il 25 marzo di ogni anno in Cattedrale. In tale giorno il calendario cristiano festeggia l’Annunciazione a Maria Vergine e fin dal Medioevo i Pisani lo scelsero come primo giorno dell’anno. Per cui, l’Annus Pisanus iniziava il 25 marzo e terminava il 24 marzo seguente.
Al tempo dell’Impero Romano l’inizio dell’anno coincideva con le calende di marzo, vale a dire con il primo giorno del mese. Uno dei consoli eletti per il 153 a.C., Quinto Fulvio Nobiliore, dovendo intervenire rapidamente nella Penisola Iberica, anticipò l’entrata in ufficio alle calende di gennaio, e tale data rimase come inizio dell’anno. Nel 46 a.C. Giulio Cesare, con l’aiuto dell’astronomo Sosigene di Alessandria, stabilì la durata dell’anno in 365 giorni e 6 ore circa ma poiché l’anno non può essere frazionario, ogni quattro anni fu raddoppiato il 24 febbraio, bis sextus ante Kalendas Martias, da cui il termine bisestile.
Nel periodo del solstizio d’inverno, che all’epoca era il 25 dicembre, si celebrava invece il riallungarsi delle giornate, il trionfo della luce sul buio. Era il periodo dei Saturnalia, le feste dedicate al dio Saturno. La Chiesa trasformò poi questa festa pagana in cristiana, ricordando in quel giorno la nascita di Gesù Cristo.
Caduta Roma nel 476 d.C. e finite le invasioni barbariche, nel Medioevo nacquero le libere Repubbliche e i liberi Comuni. Così molte città italiane elaborarono diverse unità di pesi e misure, coniarono monete proprie, istituirono proprie leggi e tasse e crearono anche propri calendari, tornando in molti casi a far coincidere l’inizio dell’anno con un evento od una festività primaverile.
I Pisani, almeno fin dal X secolo, decisero di far coincidere l’inizio dell’anno con l’Annunciazione a Maria Vergine (e quindi l’Incarnazione di Gesù), ossia 9 mesi prima del 25 dicembre. Si ottenne così l’Anno Pisano ab Incarnatione Domini (o Christi, o Dei), in anticipo sul calendario comune. Il 25 marzo diventò il primo giorno del nuovo anno solare, che si sarebbe poi concluso il 24 marzo successivo. Il primo documento datato in stile pisano (abbreviato “s.p.”) risale al 25 maggio del 985.
Data la prossimità con l’equinozio di primavera, il mese di marzo fu scelto da molte altre città e Paesi per sancire l’inizio dell’anno: dall’Inghilterra alla stessa Roma, dalla Francia alla Russia. Come Pisa, anche Siena e Firenze scelsero il giorno 25, calcolando però un anno di ritardo rispetto alla città alfea.
Il calendario pisano restò in vigore per secoli anche nelle terre che ricadevano in qualche modo sotto l’influenza della Repubblica di Pisa: la costa fra Portovenere e Civitavecchia, le isole di Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Corsica, Sardegna, Baleari, le città di Gaeta, Reggio Calabria, Tropea, Lipari, Trapani, Mazara, Azov (presso la Crimea), Costantinopoli e inoltre in Tunisia, Algeria, Egitto, Palestina e Siria.
Questo calendario durò fino al 20 novembre 1749, giorno in cui il Granduca di Toscana Francesco I di Lorena ordinò che in tutti gli Stati toscani il primo giorno del gennaio seguente avesse inizio l’anno 1750. Quindi lo Stato Pisano, formato grosso modo dalle attuali Province di Pisa e di Livorno (già Porto Pisano), si uniformò all’uso del calendario gregoriano come il resto della Toscana.
Negli anni ’80 del Novecento si tornò a parlare di questa festa alfea ed oggi il Capodanno Pisano è sempre più atteso e festeggiato, con numerose iniziative culturali che precedono e seguono la data del 25 marzo, ed anche conviviali con il tradizionale Cenone di San Romolo del 24 marzo (l’equivalente di San Silvestro…) a base di ricette tipiche pisane nei ristoranti della Città.
Oggi come ieri l’inizio dell’Anno Pisano è scandito da una sorta di orologio solare: a mezzogiorno di ogni 25 marzo un raggio di sole penetra nel Duomo da uno dei quattro oculi del tamburo della cupola. Nei pennacchi posti a fianco di queste quattro finestrelle rotonde sono dipinti i quattro Evangelisti: la finestrella del Capodanno, che è la più piccola delle quattro, è detta Sammarchina perché nel pennacchio corrispondente appare l’immagine di San Marco, raffigurato in compagnia di un leone. Da qui dunque entra un raggio di sole e va a colpire una mensola a forma di uovo, posta sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano, sul lato opposto. Il nuovo Anno Pisano non comincia sotto i migliori auspici se le nuvole, durante o dopo tale ora, impediscono al sole di entrare in Cattedrale…
La cerimonia è preceduta da un corteo storico, composto da rappresentanti dell’antica Repubblica Marinara, delle due Parti (Tramontana e Mezzogiorno) divise in Magistrature, di vari gruppi storici, di associazioni ed istituzioni di Pisa e provincia, che si snoda per le vie della Città ed entra in Duomo al suono di tamburi e chiarine. Alla Madonna di Sotto gli Organi, immagine veneratissima da secoli, sono offerti ceri, olio votivo e fiori (la Giunchiglia, ossia il narciso, fiore tipico del periodo, simboleggiante il risveglio della Natura dopo i rigori dell’inverno e quindi benaugurante per il nuovo anno). Si tiene quindi una breve celebrazione religiosa che termina alle 12 esatte quando il Sindaco di Pisa proclama il Nuovo Anno Pisano: “A maggior gloria di Dio, e invocando l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Ranieri nostro Patrono, salutiamo l’anno … [uno in più rispetto al calendario comune]”.
La Salve Regina cantata coralmente suggella il momento di preghiera.
La mensola illuminata dal sole è sorretta da un piccolo uovo di marmo.
L’uovo è un simbolo di vita, di nascita, di una storia senza fine… come quella di Pisa!
Fonte STILE PISANO.IT

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